Nino Rota – Pezzi pianistici per bambini

Spartito pubblicato da RICORDI BMG – ED.139194 – Comprende 8 brani per pianoforte di bassa e media difficoltà.- Difficulty:Intermediate- Moyenne difficulté. Il lavoro del revisore Maria Gabriella Bassi ripristina le indicazioni del manoscritto rotiano. Critical-teaching revision by Maria Gabriella Bassi. Comprende i seguenti brani-Works included: IPPOLITO GIOCA- SALTI E GIOCHI- GRILLO NOTTURNO- CAPRICCIO- CANTILENA- LE SCALETTE -PUCCETTINO NELLA GIUNGLA- L’ACROBATA Universalmente apprezzato per la meravigliosa musica da film che compone a partire degli Anni Trenta per i più grandi registi , è con Nino Rota che nasce in Italia la valorizzazione e la curiosità per la “colonna sonora” , locuzione fatalmente carica di sfumature. Partendo dal corrispondente inglese ‘soundtrack’ , il termine italiano – per uno di quegli strani incidenti che avvolgono di mistero i traslati semantici da una lingua all’altra – non si trasforma in “traccia(to)” ma è tradotto come “colonna sonora”, termine che impegna molto più intensamente il nostro immaginario, rimandandoci all’idea di una base su cui tutto trova fondamento e appoggio. Questo carattere è esattamente quello che la musica di Nino Rota ha instillato in ognuno dei quasi 150 film per i quali ha lavorato , tanto da fargli rifiutare anche collaborazioni eccellenti – come quella per il Barry Lindon di Kubrick – perchè quella “colonna” si sarebbe ridotta a collage e commento. Ed è un’eredità che dopo di lui i nostri compositori , da Morricone a Piovani , hanno fatto propria e che viene identificata nel mondo con la freschezza e l’immediatezza dell’inventiva melodica degli autori italiani di soundtracks. Ma nella storia della musica Nino Rota occupa una posizione ambivalente. Parallelamente a questo mondo di musica per le immagini , Rota crea un universo altrettanto prismatico destinato alle sale da concerto , creando a sua volta immagini per la musica , proiezioni sensoriali del suo linguaggio compositivo pregno di voglia di vivere. Bambino prodigio , compone a 8 anni una favola musicale (Preludio e fuga per pianoforte a 4 mani sulla “Storia del mago doppio” ) , a 15 un’ opera comica per la quale si cimenta anche come librettista ( Il Principe Porcaro , da una fiaba di Andersen) e molte altre opere ispirate – vista la sua giovane età – a fole e leggende . E sempre gli resteranno cari i temi dell’amore , del gioco , della favola , del circo e dei clown , tutti soggetti che immediatamente ci introducono nell’universo dell’Infanzia , quel supremo stadio della vita in cui tutto appare fascinoso e nel quale per ogni cosa si avverte un’attrazione irresistibile e senza malizia, nell’unica certezza di riuscire a penetrarne il senso e a farlo entrare nel proprio mondo. Quella meravigliosa sicurezza in se stessi che la ragione contribuisce a fiaccare col tempo , nell’Infanzia è regina incontrastata. La facilità con cui Rota compone da piccolo lo accompagnerà sempre. Il suo catalogo è ricco di musica scritta per le sale da concerto che incontreranno il favore del pubblico e dei critici fino all’inizio degli Anni Settanta . Da quel momento in poi , la critica denuncia un progressivo isolamento di Rota come compositore del suo tempo. Negli anni della sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi per la musica classica , dell’avanguardia significativa o di quella a tutti i costi , Rota – che pure fu allievo di Pizzetti e Casella, nonchè ammiratore ed amico di Stravinsky – parlava un’altra lingua , da tutti ritenuta ormai voce di un passato dal quale ci si sforzava giornalmente di staccarsi per non sostenerne il peso e forse il confronto. Perso il sostegno della critica, poco potè il pubblico. Dopo la sua morte , la bellezza delle pagine “classiche” di Rota è rimasta oscurata, anche in parte dalla fama delle sue “opere cinematografiche” . Eppure la sua musica parla al cuore del pubblico , oggi come allora , e reclama di essere riscoperta per continuare ad evocare quel linguaggio incantato , la lingua della comunicazione franca , senza complicanze armoniche esasperate , la lingua della comunione che la “regina melodia” sa regalare , la lingua di un “Candide” che sgrana gli occhi sul mondo. Conviene che si riscopra , anche grazie a coraggiose iniziative editoriali come questa , quel tesoro nascosto che ancora luccica. Maria Gabriella Bassi
Il messaggero Veneto-newsUniversally known for his marvellous composed from the 1930s onwards, Nino Rota is responsible for increasing appreciation of and arousing curiosity in the “sound track” in Italy. The English term ‘soundtrack’ becomes “colonna sonora” in Italian, a term (in Italian) full of different shades of meaning. The Italian terms makes the imagination work harder, providing the image of a base (a column) upon which everything is built and rests. This is so true of Nino Rota’s music. Having worked on almost 150 films, he was in the position to refuse work, even from excellent sources – such as Kubrick’s “Barry Lindon” – as he felt that such a “colonna” would be reduced to mere collage and comment. He created an inheritance for other important Italian composers after him, such as Morricone and Piovani, who absorbed this concept, so that his work is identified world-wide with the freshness and immediacy of the melodic inventiveness typical of Italian soundtrack composers. Nino Rota has an ambivalent position the history of music. Parallel to the world of music for images, Rota created an equally colourful world for the concert hall, creating images for music, sensorial projections of his language of composition full of joie de vivre. A prodigious child, he composed a musical tale at the age of 8 (Preludio e fuga for piano 4 hands based on the “Storia del mago doppio” – Tale of the Duplicate Wizard). Then at 15 he wrote a comic opera, also writing the lyrics ( Il Principe Porcaro, from a tale by Andersen: “The Swineherd Prince”), as well as many other works inspired – given his young age – by fairytales and legends. He always had a soft spot for the themes of love, playing, fairytales, the circus and clowns: all subjects that immediately take us into the world of Infancy, that supreme stage of life when everything is so fascinating and where we feel an irresistible attraction for everything, without mischief or guile, absolutely certain that we can understand its sense and enter its world. A marvellous self-confidence (that Reason eventually manages to break) is the undisputed queen during our infancy. The ease with which Rota composed pieces when young would stay with him forever. His catalogue is full of musical works for the concert hall, a success with the public and critics alike until the early 1970s. At that point, the critics started to talk of his gradual isolation, as a composer of “his time”. However, in a period when composers experimented with new expressive languages for classic music, in a search for meaningful change, or change at all costs, Rota spoke a different language – even though he had studied under Pizzetti and Casella, and was an admirer and friend of Stravinsky – which everyone now holds to be the voice of a past that is avoided with great effort in order to avoid its weight and, perhaps, a comparison. Having lost the favour of the critics, his popularity soon declined. After his death, the beauty of Rota’s “classic” pages were forgotten, partly due also to his “movie works” . Yet his music goes straight to the heart of the public, today as it did then, demanding to be rediscovered in order to continue to evoke that magical language, the language of forthright communication, without exasperated harmonic complications. The language of communion typical of the “Queen Melody”, the language of a “Candide” opening our eyes to the world. It’s time this hidden, yet still bright treasure is rediscovered, thanks also to far-sighted publishing initiatives such as this. Maria Gabriella Bassi